Razionale
La pandemia da Sars-CoV-2 ci ha reso fragili. I sistemi sanitari e i Governi sono stati colti impreparati.
Nel 2006 il Ministero della Salute, su indicazione dell’organizzazione Mondiale della Sanità, aveva previsto il Piano Nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale, di fatto mai attivato.
L’alleanza tra medicina di precisione affiancata al Personalized Healthcare System non ha trovato nel territorio la rete di sostegno ai bisogni del paziente COVID-19.
E’emersa inoltre una forte eterogeneità tra i sistemi sanitari delle singole Regioni, che ha evidenziato diverse criticità all’interno del Sistema Sanitario Nazionale.
Il sistema di sorveglianza delle malattie infettive mondiali “Global Surveillance of Infectious Diseases” (GSID) coordinato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, in collaborazione con molti Paesi di tutto il mondo, ha evidenziato la presenza di una drammatica curva epidemica, costituita dai casi di malattia COVID -19 legati a sintomatologia significativa, tali da richiedere un ricovero nosocomiale.
Pertanto si è configurato un eccesso di domanda di cure per pazienti COVID-19 in ambito ospedaliero, che ha di fatto collocato a margine le attività chirurgiche, in particolare quelle non urgenti.
Infine il bisogno di rispondere al crescente richiesta di posti letto, al fine di poter ricoverare i pazienti colpiti da virus Sars-CoV-2, ha trasformato interi reparti chirurgici in aree COVID-19,e spesso gli stessi chirurghi si sono trovati a dover supportare l’attività degli altri colleghi impegnati nella lotta alla malattia virale.
Da tale situazione emerge la necessità di riprogettare l’assistenza chirurgica in uno scenario successivo alla pandemia, in modo da predisporre modelli organizzativi altamente efficienti che offrano la possibilità di recuperare le attività chirurgiche rimaste in secondo piano per un tempo significativamente lungo.